La luce del LED cade presto…

A partire dall’avvento delle luci a LED e con l’utilizzo degli stessi in fotografia ci è capitato spesso, e forse sarà successo anche a voi, di udire affermazioni del tipo: “i LED fanno una bella luce, ma cade presto” oppure ancora: “i LED funzionano bene solo se li usi da vicino, ma se li usi lontano non fanno luce”

Ma tutto questo è vero e, soprattutto, cosa significa?

Innanzitutto è buona cosa ricordare che la luce visibile e le regole con cui essa si propaga sono sempre le stesse e sono indipendenti dal tipo di sorgente luminosa che la genera, sia essa un LED, una lampadina al tungsteno o un flash. Quindi perché vengono mosse queste obiezioni? Cerchiamo di capirlo insieme.

La potenza di una sorgente di luce

Molto spesso ci limitiamo a valutare la potenza di un illuminatore prendendo come valore di riferimento la potenza espressa in Watt dichiarata dal costrutture. Dobbiamo però tenere in considerazione che tale valore indica unicamente la potenza assorbita dalla batteria o dall’alimentatore, ma non indica necessariamente la resa luminosa.

 

Inoltre, bisogna prestare attenzione anche ad altri fattori che possono andare ad influire sulla resa dell’illuminatore, come ad esempio la forma e la struttura della sorgente di luce, perché si tratta di variabili che caratterizzeranno, a parità di potenza, sia l’intensità della luce che il suo effetto sul soggetto ripreso o fotografato.

Sebbene oggi si stiano affacciando al mercato anche torce LED costruite con un singolo diodo luminoso, gli illuminatori LED più diffusi sono ancora costruiti utilizzando numerose sorgenti luminose, ovvero unendo tanti singoli elementi LED di piccole dimensioni, in modo da ottenere una superficie illuminante più ampia. La potenza dei singoli elementi può pertanto essere esigua, ma il loro insieme contribuisce a realizzare una sorgente di luce con potenza luminosa ben più elevata.

L’ampia superficie luminosa di un pannello LED Rotolight (a sinistra) messa a contronto con quella di una torcia Stella Light & Motion (a destra)

 

Un illuminatore così realizzato si comporta come se fosse un piccolo softbox posto davanti ad una luce puntiforme (quindi un flash oppure una lampadina al tungsteno), ovvero emette una luce diffusa e perfettamente uniforme. La differenza è che nel pannello LED la potenza della sorgente è distribuita in maniera omogenea mentre nel caso delle altre sorgenti la luce viene emanata da un unico elemento e successivamente diffusa.

A parità di potenza luminosa, dobbiamo sempre considerare quanto è grande la superficie che la emette.

Se la potenza è distribuita su una superficie ampia, la luce farà “meno strada” rispetto ad una luce di pari potenza (luminosa) ma concentrata in uno spazio più ristretto.

Come spesso capita parando di luce, anche in questo caso possiamo esemplificare il concetto con un paragone… idraulico: pensiamo alla luce erogabile dal nostro illuminatore come al vino contenuto in una botte. Ora, se praticassimo un piccolo foro in prossimità del fondo della botte, il vino uscirebbe con un lungo zampillo. Se però allargassimo il foro, o praticassimo un maggior numero di fori di pari dimensioni (come la quantità di singoli LED sul pannello), la pressione del vino (o nel nostro caso la potenza luminosa del pannello) verrebbe distribuita su più “uscite”, zampillando con meno forza ed arrivando meno lontano.

Ancora dubbiosi? Armatevi di botte e trapano ma… non sprecate il vino, usate dell’acqua! 🙂

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